Emozioni e cervello emotivo: l’ animale che portiamo dentro

Ma l’animale che mi porto dentro, non mi fa vivere felice mai.”  Battiato F. L’animale che mi porto dentro

Non è un caso che “anima” e “animale” condividano lo stesso etimo.

Sin dalla notte dei tempi, nelle favole che ci raccontavano da piccoli e nei modi di dire, gli animali sono sempre stati associati alle emozioni: pauroso come un coniglio,  testardo come un mulo, infido come un serpente. 

Esiste però davvero un legame tra gli animali e le nostre emozioni?
Lo scopriremo in questo articolo, affrontando la questione dal punto di vista delle neuroscienze affettive e della biologia delle emozioni.

 

Come si attivano le emozioni

Possiamo pensare alle nostre emozioni come dei “messaggeri” che cercano di mettersi in contatto con noi per informarci di un nostro bisogno e di una decisione che occorre prendere. 

Chi risponde al telefono quando l’ansia chiama?

La centralina telefonica del nostro cervello emotivo è l‘amigdala.

cervello

Quando non siamo in casa, ovvero se siamo distratti o stiamo pensando ad altro, chi risponde al telefono  è il nostro “rettile”, la parte più arcaica e basilare del nostro cervello che condividiamo coi nostri cugini che strisciano sul ventre.

Il rettile corrisponde alla zona più profonda del cervello che controlla attività come: respirare, mangiare, bere, fare sesso, combattere o darsela a gambe… un tipo piuttosto “basico” insomma!

Accade così che, senza accorgercene, quando siamo in ansia buttiamo giù più cibo del necessario  arrivando a  svuotare il frigorifero, ci lanciamo in acquisti tutt’altro che indispensabili, oppure cerchiamo rifugio in abitudini nocive e dipendenze un po’ mortificanti. 

Se queste strategie non bastano è possibile che la soglia dell’ansia superi il livello di guardia, rompendo gli argini e dando luogo a un attacco di panico.

Fornire un’efficace risposta è un compito che coinvolge diverse aree cerebrali, alcune più antiche, altre decisamente più evolute, per ripristinare un senso di sicurezza è necessario però non lasciarne indietro nessuna e tenere conto degli animali che portiamo dentro.

Per conoscere il funzionamento del cervello emotivo può essere utile riferirsi alla teoria del cervello trino.

I tre cervelli

Secondo lo studioso di neuroscienze Paul MacLean ci sono almeno 3 animali dentro ognuno di noi, corrispondenti a specifiche aree cerebrali: 

  • un rettile: corrispondente alla zona del tronco encefalico, responsabile delle attività più basilari e automatiche del nostro organismo e dei comportamenti di attacco-fuga, essenziali alla sopravvivenza della specie. 
  • un mammifero: corrispondente all’area del sistema limbico, il cuore del cervello emotivo, capace di provare emozioni e di fornire complesse risposte sociali come i comportamenti di cura e l’allattamento dei piccoli. 
  • un essere umano: corrispondente alla zona della neocorteccia, la più recente, responsabile delle attività più complesse e prettamente umane come riflettere sulle emozioni, regolarle e operare scelte ponderate. 

Nella sua teoria MacLean spiega come il nostro cervello sia il risultato di processi di stratificazione che dai pesci e i rettili, passando dai mammiferi, arriva fino a noi. 

Ma cosa accade se la corteccia non fa il suo lavoro?

viaggi mentali

Quando il rettile esce allo scoperto


Che cosa succede se si venisse privati della corteccia prefrontale? 

Il rettile emerge portando caos nella vita emozionale relazionale come accadde allo sfortunato Phineas Gage.

Phineas Gage, un operaio, fu vittima di un incidente sul lavoro che sul finire dell’800 lo privó proprio della corteccia prefrontale lasciandolo vivo per miracolo e apparentemente illeso. 

A seguito di quel brutto incidente però Phineas, prima noto per la sua mitezza e il suo carattere gentile, diventò un po’ come il protagonista de “L’ Italiano Medio” di Maccio Cappatonda che dopo aver preso la pillola inizia ad utilizzare solo il 2% del suo potenziale cerebrale.

Improvvisamente i suoi unici interessi diventarono il sesso, l’alcol e il gioco d’azzardo,diventò aggressivo e impulsivo.
Il rettile aveva preso possesso di lui perché aveva perso quella zona che consente di esercitare un controllo su di esso e i nostri impulsi più basilari.

La differenza tra un uomo sano e socialmente integrato e uno alla mercé dei suoi impulsi risiede in 30 grammi di materia grigia. 


Non occorre tuttavia perdere fisicamente la zona della neocorteccia per osservare occasionalmente comportamenti simili a quelli di Phineas.

Ogni volta che l’amigdala decreta lo stato di emergenza il cervello taglia i ponti con i piani superiori ed il rettile prende il sopravvento : si iniziano quindi a mettere in atto azioni di cui successivamente ci si pente o che possono far sentire un po’ stupidi.
E’ possibile farsi prendere dal panico o reagire con eccessiva paura o rabbia. 

 

L’importanza della psicoterapia

Una parte importante del lavoro di psicoterapia consiste proprio nel trovare strategie per far sì che quando il telefono dell’amigdala squilla a rispondere non sia l’animale che ci portiamo dentro ma la parte più raffinata e umana di noi stessi che sa riflettere sulle emozioni ed è capace ad agire anziché limitarsi a reagire. 

Una differenza sostanziale come quella che separa il vivere dal sopravvivere.

La psicoterapia ci consente di sviluppare la parte più evoluta di noi stessi ed essere sempre più “umani”. 

Alessio Martella

Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoanalista Relazionale

Cominciai a interessarmi di psicoanalisi a 16 anni perché Sigmund Freud mi sembrava l’unica alternativa interessante ai Sex Pistols e forse un po’ anche perché ne avevo bisogno…